4.6 (5.785 Recensioni)
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Lagrein o non Lagrein
Quest’anno è questo il dilemma! In primavera sembrava filare ancora tutto liscio: le condizioni atmosferiche erano favorevoli, le previsioni sulle precipitazioni estive sembravano essere accettabili e le prospettive sui raccolti erano per lo più positive. Tutto sembrava preannunciare una buona, se non ottima annata per le uve autoctone altoatesine. All’improvviso poi è cambiato tutto. Tuttavia, prima di menzionare quella fatidica sera, vogliamo spendere due parole sul protagonista di questo triste articolo.
Il Lagrein è un compagno raffinato, ama i terreni caldi di media profondità e pertanto si sente particolarmente a suo agio nel fondovalle di Bolzano, dove gode del caldo sole diurno e della gradita aria fresca della notte. Se viene protetto da parassiti, infezioni da funghi e altre avversità, ripaga l’anno seguente con il suo lucente rosso granato, il profumo di violette e caffè o cioccolato e un gusto avvolgente, vellutato e accattivante. In poche parole, un gran bel tipo! Per questo motivo, si è aggiudicato il ruolo di secondo vino rosso più importante del nostro paese dopo il suo Rinascimento negli anni ’70. Il primo posto lo concede spensieratamente al suo parente, simile per colori ma un po' più snello e semplice: lo Schiava.
Tuttavia, nemmeno il suo carattere piacevole è riuscito a proteggere il Lagrein dai tragici eventi accaduti all’inizio di agosto.
Tuoni, lampi e grandinate
Le ragioni delle sconvolgenti prospettive sul raccolto del Lagrein di quest'anno ricordano un rapporto poliziesco fittizio stilato da un autore che evidentemente non è del mestiere.
I temporali estivi stavolta sono stati tutt’altro che romantici. Tra Terlano e Bolzano, il cuore della regione del Lagrein, la tempesta si è manifestata con maggiore violenza: le stime dei danni ammontano ad oltre sei cifre. Michl Bradlwarter, presidente della cantina di Bolzano e della cooperativa di 224 soci, ricorda una tempesta altrettanto devastante nel 2008. Anche allora, l’intera vendemmia annuale è stata danneggiata in un batter d’occhio ed è stata considerata un fiasco.
Resta da vedere se gli sforzi compiuti quest'anno dai viticoltori per proteggere le uve danneggiate dalla temuta mosca attraverso l’impiego del rame daranno i loro frutti. Di certo il 10 ottobre, data tradizionale dell’inizio della vendemmia, saranno pochi gli agricoltori a dirigersi nei vigneti.
Tags: lagrein, vino, alto adige, danni enormi, maltempo
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