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L’ABC delle varietà di formaggio
Il viaggio nel meraviglioso mondo del formaggio spazia dall’agricoltura alla microbiologia fino ad arrivare alla raffinata arte culinaria… e l’avventura non finisce di certo qui. Il formaggio, prodotto caseario per eccellenza, non solo costituisce la base di numerose specialità regionali e nazionali dei più svariati paesi, bensì forgia anche la cultura gastronomica e la quotidianità delle persone. L’importanza di alcune varietà di formaggio, come la mozzarella italiana, l’Emmentaler svizzero e il camembert francese, oltrepassa i confini nazionali e conquista persino i palati stranieri. Ma non è solo il palato a rimanere incantato dal formaggio: la sua bontà ha plasmato anche la lingua stessa. Infatti, se si dice “cade come cacio sui maccheroni” ci sarà un motivo, no?
Sebbene la sua importanza storica e culturale susciti un grande interesse, noi ci concentreremo sulle curiosità della sua produzione. Data la molteplicità delle varietà locali e degli innumerevoli trucchetti e particolarità della sua lavorazione, è ardua impresafornire istruzioni precise, complete ed universali per quanto riguarda la produzione casearia. Pertanto, le seguenti informazioni vanno prese con le pinze oppure, se preferite, con un po’ di mostarda o cracker!
L’ABC delle varietà di formaggio
Prima di entrare più nel dettaglio, è opportuno fornire una breve panoramica dei vari tipi di formaggio, al fine di fare chiarezza sulle 4 varietà casearie più note:
Il formaggio fresco richiede una breve stagionatura, ma può anche non essere stagionato e quindi gustato fresco. Non ha una crosta, il suo aroma è delicato e il contenuto di grassi più elevato regala una pasta cremosa. Ricotta, mascarpone e mozzarella sono i formaggi freschi per antonomasia.
Dal latte alla cagliata
Innanzitutto, è necessario decidere se si vuole ottenere il formaggio da latte pastorizzato o crudo e come lo si vuole addensare e coagulare. Questo può avvenire con l’utilizzo del caglio, una miscela di enzimi presenti nello stomaco dei vitelli oppure sintetizzata artificialmente, ma anche con l’acidificazione attraverso i fermenti lattici. Se si ricorre al caglio, si ottiene un formaggio a coagulazione presamica. La maggior parte dei formaggi viene prodotta secondo questo metodo. Se invece si ricorre ai fermenti lattici, si ottiene un formaggio a coagulazione lattica o acida. Il maggior esponente di questa categoria è, indubbiamente, il Graukäse altoatesino.
Una volta scelta e coagulata la materia prima, sono necessarie destrezza ed abilità: la pasta addensata assume una consistenza gelatinosa e viene tagliata con la lira, al fine di creare pezzi più piccoli ed ottenere la cagliata. A seconda del tipo di formaggio che si desidera, la cagliata viene rotta ulteriormente attraverso un accurato trattamento termico. Secondo la regola generale, maggiore è la temperatura, più piccola diventa la cagliata. Già a questo punto la cagliata può essere trasformata in formaggio fresco, ma se si vuole ottenere un formaggio a pasta molle sono necessari granuli delle dimensioni di una noce, per il formaggio a pasta semidura, invece, occorrono granuli della dimensione di una nocciola e per il formaggio duro esclusivamente granuli della dimensione del grano.
La mozzarella e i formaggi affini si distinguono per le loro peculiarità. Dopo il taglio, la cagliata viene direttamente bagnata con acqua bollente, diventando così elastica e malleabile. Questa pasta molle viene tirata in lunghi fili proprio come nella filatura tessile e, infine, viene intrecciata secondo la forma desiderata. É proprio da qui che deriva la denominazione “formaggi a pasta filata”.
Una volta ottenuta la grandezza desiderata dei granuli di caglio, è giunto il momento di dividere il caglio dal siero. In un primo momento, il siero viene estratto dal liquido latteo e lavorato secondo le forme tipiche delle diverse varietà caseari. Il restante siero viene fatto sgocciolare con la stamigna o con un’apposita pressa, nel caso in cui si desideri una minore quantità di liquido, come nel caso dei formaggi a pasta extradura. Il siero eliminato può essere utilizzato per la produzione di formaggio di siero di latte come la ricotta.
Nelle settimane o nei mesi a seguire le forme di formaggio vengono messe più volte insalamoia. Con questo processo si sottrae il liquido dalla forma e gradualmente si formauna crosta. Inoltre, il sale penetra anche all'interno della forma, arricchendone il gusto.
La stagionatura gioca un ruolo di primaria importanza per lo sviluppo di gusti e aromi che distinguono le molteplici varietà di formaggio stagionato. A seconda della tipologia di formaggio o della stagionatura minima permessa dalla legge, questo processo può durare pochi giorni, alcuni mesi o addirittura anni. In seguito, i formaggi vengono capovolti, lavati con la salamoia, rotolati nelle spezie, insaporiti con muffe bianche o blu come con nel caso del gorgonzola... Insomma, la stagionatura può essere varia così come le prelibatezze che ne derivano.
I tipi di stagionatura si possono suddividere in 4 categorie:
Per molte varietà di formaggio la stagionatura rappresenta il momento più importante della produzione e viene osservata e tenuta sotto controllo scrupolosamente. Generalmente la maggior parte delle varietà dei formaggi matura ad una temperatura costante in un ambiente protetto con un’umidità dell’80-95 %.
Che siano stati solo poche ore o addirittura minuti o che sia passato un intero anno bisestile tra l'addensamento del latte e il taglio della forma, è assodato che il formaggio porti ogni volta nel piatto una fetta del suo luogo d'origine. Può raccontare secoli di storia o essere un effimero scatto di un rigoglioso pascolo estivo. Può conquistarci silenziosamente con la sua cremosità o sfidarci con la vanità delle sue spezie. Non importa quale sia, che gusto abbia, come profumi o come si sciolga in bocca: una buona fetta di formaggio ci invita sempre ad innumerevoli avventure culinarie.
Tags: Formaggio , Alto Adige, Latte, Graukaese
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